Una delle novità più accattivanti nel campo della medicina
estetica è rappresentata dall’utilizzo dei fili biostimolanti di PDO.
Per scoprire di che cosa si tratta, abbiamo chiesto informazioni alla Dott.ssa
Mariarosaria Serra, specialista di
medicina estetica.
Indice del contenuto di questo articolo
Cos’è il PDO?
PDO è la sigla che si usa per
indicare il polidiossanone: si tratta di un materiale che già da tempo
viene utilizzato per realizzare fili di sutura riassorbibili. Questo tessuto
atraumatico ha un vantaggio di non poco conto: non ha proprietà pirogene o antigeniche,
il che vuol dire che non può suscitare reazioni allergiche. L’introduzione
dei fili avviene grazie ad aghi molto sottili, che non provocano dolore,
collocati in modo da dare vita a una specie di rete sottodermica. La
manipolazione viene tollerata senza problemi, ed è per questo che non occorre
alcun tipo di anestesia. I fili vengono messi sotto la cute e resistono tra i
60 e gli 80 giorni, per essere poi riassorbiti nel giro di 6 o 7 mesi. La loro
dissoluzione è progressiva, e in questo modo viene favorita la produzione di
nuovo collagene, così che possano essere stimolati i processi di
angiogenesi e i fibroblasti.
Perché è
importante che i fili si degradino?
La formazione di nuovo
collagene può essere garantita solo con un livello di degradazione elevato:
in questo modo, infatti, il microcircolo non viene compromesso, e
neppure la vascolarizzazione della parte trattata è a rischio. Non c’è pericolo
che si creino degli addensamenti o che si formino dei noduli fibrotici,
a differenza di quello che potrebbe succedere in presenza di fili che
richiedono un periodo di riassorbimento più lungo o che hanno un calibro
maggiore.
Quali sono gli
effetti di questa tecnica?
Grazie alla Soft Lift PDO,
si forma nuovo collagene che svolge un ruolo di impalcatura dermica per un anno
e mezzo o due. Dopodiché è possibile reiterare la metodica tutte le volte che
si desidera, a seconda delle proprie esigenze. I benefici a livello estetico
sono evidenti, sia dal punto di vista della luminosità della pelle che in
relazione alla diminuzione delle rughe. Si ha a che fare, dunque, con una cute
più liscia, ma si può notare anche un consistente effetto lifting che si abbina
a un consistente miglioramento della texture.
Perché si dovrebbe
ricorrere a questo trattamento?
In primo luogo perché gli aghi
dei fili sono decisamente meno fastidiosi e più sottili rispetto a quelli
che si usano per i filler. Inoltre si sta parlando di un trattamento che
garantisce un effetto istantaneo e che si fa apprezzare per i suoi standard
di sicurezza molto elevati. Non ci sono né tagli né cicatrici, e i fili
sono del tutto impalpabili, oltre che invisibili. Inoltre la tecnica viene
sempre personalizzata in base alle caratteristiche e alle esigenze del
soggetto.
Ci sono dei limiti
di età che devono essere rispettati?
No, si può ricorrere a questa
procedura già dai 30 anni in poi, vale a dire nel momento in cui iniziano a
manifestarsi i primi sintomi di invecchiamento. Le rughe del volto per
le quali è consigliata la tecnica sono quelle del mento, quelle frontali e
quelle perioculari. Ma i fili riassorbibili si possono usare anche per le
gambe, per le braccia e per il collo: insomma, per tutte le situazioni in cui
c’è bisogno di una prolungata biostimolazione.
A chi è
consigliata la procedura?
Tutti coloro che desiderano
ritardare e contrastare le conseguenze dell’invecchiamento possono affidarsi ai
fili biostimolanti in PDO, che sono perfetti quando si ha la necessità di rivitalizzare
il derma, non solo del volto ma anche nel resto del corpo. I risultati
garantiti sono naturali, e il trattamento antietà è molto efficace. Questa
tecnica a volte viene indicata con la sigla ETN, acronimo dell’espressione in
lingua inglese Embedding Therapy Needle: sta a indicare proprio che si
tratta di una terapia che viene effettuata attraverso l’introduzione di aghi
nella cute. Va detto che la procedura non sostituisce il lifting chirurgico e
viene ritenuto un lunchtime lift, nel senso che dura appena un’ora: il tempo di
una pausa pranzo, appunto. Il risultato è una maggiore compattezza della
pelle, mentre il paziente non deve preoccuparsi dell’anestesia o di un
eventuale ricovero.