Il dito a scatto detto anche Tenosinovite Stenosante è una malattia che interessa sia il sesso maschile che quello femminile. Il primo segno evidente per il paziente è la difficoltà a piegare un dito o a fare il pugno. Nelle fasi più avanzate per piegare o estendere il dito può essere necessario aiutarsi con l’altra mano. Durante il movimento del dito si può percepire uno schiocco, come se si sbloccasse improvvisamente.
I sintomi sono maggiormente presenti al mattino. Si tratta di una malattia che non ha sovente una causa: tra le possibili abbiamo: le attività lavorative ripetitive, il giardinaggio (in particolare la potatura), il diabete, l’ipercolesterolemia, l’artrite infiammatoria (artrite reumatoide), le lesioni parziali dei tendini, nella donna squilibri di tipo ormonale tra estrogeni e progestinici.
Il dito a scatto si verifica quando la sinovia di un tendine è cronicamente infiammata ed ispessita. In questo caso il tendine incontra un ostacolo nel momento in cui inizia ad entrare nel tunnel. Il tendine si arrotola su se stesso e forma un nodulo che è palpabile nel palmo della mano. Trovando un ostacolo allo scorrimento il tendine aumenta il suo grado di infiammazione, generando un circolo vizioso.
Il riposo può alleviare la sintomatologia, ma non è risolutivo. L’infiltrazione con cortisonici deve essere limitata nel numero in quanto ripetute infiltrazioni possono danneggiare il tendine.
Se il trattamento conservativo non ha dato i risultati sperati o quando il dito è in blocco è necessario intervenire chirurgicamente. L’intervento chirurgico può essere eseguito ambulatorialmente in anestesia locale e dura pochi minuti.
Si effettua una piccola incisione di 1,5 cm circa sul palmo della mano in corrispondenza della piega flessoria palmo-digitale. Dopo aver identificato la puleggia metacarpo-falangea la si incide per liberare il tendine. Quando necessario si rimuove anche la tenosinovia infiammata e degenerata.
Subito dopo l’intervento il dito deve essere mobilizzato e la ripresa delle normali attività avviene nell’arco di alcune settimane. La rieducazione è facoltativa e di solito non necessaria.
I risultati che si ottengono con questa procedura a lungo termine sono molto buoni e raramente si verificano delle recidive, le quali sono più frequenti in presenza di altre malattie sistemiche come il diabete e l’artrite reumatoide.